Descrizione

Al castello si accedeva da un maestoso portale con un arco in pietra lavica, la cui pietra di volta raffigura un saraceno dal viso arrabbiato, sormontato da una conchiglia tipica del migliore barocco catanese. L'arco poggia su due false mensole che stanno come a sostenere i due laterali lavici del portale. Tutto il portale alterna rettangoli spianati (con una linea chiusa incavata per tutto il perimetro) con altrettanti aventi una piramide, atipica al vertice, in rialzo.

Oggi questo portale lo si può osservare transitando dalla strada che collega il centro di Fiumefreddo di Sicilia alla frazione di Marina di Cottone.

L’ingresso odierno avviene da un portone moderno, che permette di entrare nella grande proprietà, dove si trovano anche numerosi ettari coltivati ad agrumi.

Un cancello in ferro battuto immette nella corte, di pianta rettangolare, che possiede un pozzo al centro ed ai margini Nord e Sud degli edifici di servizio, i magazzini e le antiche stalle.

C’è anche una chiesetta, anticamente dedita al culto di San Giovanni, che fu edificata nel 1544 da Ferdinando Gravina-Crujllas, così come si legge nella lapide posta all’ingresso. In seguito, nel 1840 circa, la chiesetta fu dedicata al culto della Madonna della Lettera. All’interno si osservano due piccoli altari laterali e poi quello più grande su cui troneggia l’icona della Madonna. L’attuale stato della chiesa risale al 1757.

Ad ovest, guardando l’architettura principale si viene subito colpiti dalla loggia (alta 3 metri con dimensioni di 4,5 per 3 metri) presente sulla sommità del castello, dalle cui aperture si affacciano le caratteristiche statue dei due mori. Da questa loggia il padrone delle terre poteva controllare i lavori nei campi.

Il castello possiede due piani, strutturati secondo una logica funzionale del tempo: il piano terra come deposito di quanto prodotto nell’adiacente fondo; il piano superiore come alloggio dei signori proprietari.

Il prospetto principale della villa baronale possiede centralmente, al primo piano, un balcone che si affaccia sulla corte, mentre al piano terra si trova, proprio sotto il balcone, una grande portone che permette con una scala di raggiungere il piano sotterraneo. Questo spazio, caratterizzato da antiche volte a botte, era un magazzino, un luogo fresco dove si mantenevano a buona conservazione cibi e vini. Non sembra esservi traccia di palmento, tuttavia lo spazio doveva essere dotato di grandi botti.

Al centro di questo suggestivo ambiente è presente una botola, dalla quale inizia un passaggio sotterraneo che, secondo alcuni studiosi, portava probabilmente alla Torre Rossa. Proprio per la suggestione che promana tale spazio sotterraneo nel 1998 Franco Battiato lo scelse come luogo per girare il video musicale di Schock in My Town, canzone inserita nell’album Gommalacca.

Il motivo per cui questa villa porta il nome di castello diviene evidente osservando le torrette che fuoriescono da ogni spigolo del piano superiore. Ognuna di esse è sfaccettata in quattro e possiede una feritoia. Su alcune di queste torrette sono state scolpite a rialzo, in maniera bizzarra, occhi e orecchie, con l’evidente scopo di ricordare ai contadini che gli occhi e le orecchie del padrone li sorvegliano anche quando costoro credono di non essere controllati. Questa tipologia di ornamento barocco è esclusivo di questa architettura.

Il prospetto meridionale è caratterizzata dalla scala esterna che conduce al piano superiore, dove si trovano le stanze signorili. Il piano nobile è formato da otto stanze, alcune delle quale ricolme di pregevoli oggetti che vanno a costituire un vero e proprio piccolo museo che racconta le gesta della Famiglia Platania e della sua storia. Ancora oggi i proprietari, baroni di Santa Lucia, vivono nella dimora che viene visitata ogni anno da migliaia di persone.